Ritorno al thriller!
Dopo aver terminato la presentazione dei venti racconti contenuti nell'antologia Favole Inquiete, edita da Rupe Mutevole, questo post segna il ritorno al thriller e a tutte le sfaccettature del giallo che mi sono più congeniali. Nei prossimi mesi avrete modo di vedere un blog ancora più interessante e impreziosito da molte novità letterarie; fra i tanti progetti previsti ci sono in cantiere nuovi concorsi, ai quali mi sto preparando con racconti sempre più avvincenti; la pubblicazione del romanzo "L'Uomo che uccise Jack the Ripper", thriller ambientato nella frontiera americana di fine Ottocento che ormai già conoscete per averlo presentato nei post precedenti; un nuovo romanzo che sta prendendo forma e del quale sentirete presto parlare, titolo provvisorio "L'Aruspice", un giallo storico stavolta ambientato nella Roma di Cesare; e per finire, data l'ottima accoglienza avuta dall'antologia di racconti, si profila all'orizzonte addirittura un seguito che dovrebbe vedere la luce a inizio 2026: Favole Inquiete 2. Anche in questo caso, come nel primo libro, saranno racchiusi i migliori racconti finalisti o premiati che hanno partecipato a concorsi nel corso del 2025 e il filone conduttore attingerà sempre a tutti i generi che hanno in comune brivido ed emozioni.
E per rientrare in quelle atmosfere noir pregne di cuori palpitanti mi sembrava giusto riprendere là dove tutto ebbe inizio: "L'Estate delle lumache colorate" il romanzo thriller edito nel 2024 che ha ottenuto ottime critiche. Antonia e i Fratelli del Bosco vi aspettano.
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Un estate di sangue e misteri per Antonia e i suoi amici |
Un'adolescente scomparsa
Il mistero di un bosco
Un tributo di sangue...
Ma ci sarà una sola verità?
Capitolo XII
La cava
Quindici minuti dopo i due avevano raggiunto la cava, un piccolo laghetto artificiale completamente immerso nel bosco dove allevavano Trote per la pesca sportiva. La balneazione era vietata con tanto di cartelli ma, quando verso sera la cassa chiudeva e il guardiano tornava a casa, capitava di sovente che gli adolescenti della zona si concedessero una nuotata increspando il suo specchio placido. L'aria odorava di quiete, di verde e di acqua. Tonia alzò lo sguardo al cielo. Il blu uniforme iniziava a stingere scemando verso una miriade di calde sfumature arancio-rosate che digradavano al violetto: era come se un pittore, indeciso su quale tinta usare, avesse rovesciato i colori caldi della sua tavolozza direttamente sulla tela.
“Vedi quelle colline? Qui al laghetto tramonta presto, abbiamo meno di un'ora prima che il sole ci sparisca dietro. Se ci sbrighiamo saremo a casa giusto per cena.”
Detto ciò, incurante della presenza del ragazzo che le teneva gli occhi incollati addosso trattenendo il fiato, slacciò le fibbie della salopette e la fece scivolare a terra liberando un attraente bikini nero in netto contrasto con la sua pelle chiarissima. In un lampo le lunghe leve scattarono verso il laghetto e una miriade di schizzi, inframezzati da urletti divertiti, la accompagnarono a inabissarsi completamente nelle acque verdastre della cava. Pochi secondi e riapparve con il viso imperlato di gocce tirando un goduto sospiro:
“Uuuhhhh... È fredda ma bellissima... Dai! Allora che fai, non vieni?!”
Max appariva sempre più disorientato. Nella sua testa sfilavano le raffigurazioni delle divinità greche studiate sui libri di epica. In quella bellezza selvaggia, nelle movenze sensuali e istintive in perfetta simbiosi con la natura, ritrovava Afrodite, Artemide e le ninfe dei boschi che nella mitologia classica avevano fatto battere il cuore di uomini e dei.
“Insomma, ti decidi o ti devo venire a prendere io?”
Esitante, sfilò la maglietta provando quasi un brivido nonostante la calura estiva, poi sedette per levarsi le scarpe da ginnastica e spogliare anche il jeans a mezza gamba indossato. Il suo corpo snello si ritrovò in piedi di fronte allo specchio d’acqua illuminato dai caldi raggi di luce solare, ma l’unico movimento fu quello di portare con imbarazzo le mani a coprirsi gli slip azzurrini e il torace ancora lattiginoso.
“Daiiii! Sbrigati non abbiamo tutto il giorno!”
All’ennesimo richiamo capì che non poteva far altro, mise da parte ogni freno inibitorio e spiccò un gran balzo. Il tuffo a bomba sollevò una colonna d'acqua vicino a lei, ma Tonia non si scompose minimamente. Il ragazzo riemerse all'istante con un grido lamentoso:
“Cazzo è gelida!”
“Ahah! E allora nuota che ti scaldi!”
Ciò detto si staccò da lui e presa una generosa boccata d'aria scomparve nuovamente sotto la superficie dell'acqua nuotando a rana verso il centro del laghetto. Il gesto venne subito imitato da Max che seguì la sua scia di bolle con bracciate decise. Il punto di non ritorno era stato varcato: da quel momento in poi avrebbe fatto qualunque cosa gli avesse chiesto pur di compiacerla. Quando Antonia si fermò lui le galleggiò accanto e per qualche istante i due si osservarono in un silenzio irreale, rotto solo dal lieve sciabordio dei loro movimenti nell'acqua. Ad un tratto la ragazzina ebbe un guizzo improvviso e allungò l'esile collo come una rondine che nutre i suoi piccoli, appoggiando le labbra su quelle di Max in un rapidissimo bacio. Il ragazzo restò immobile. Gli occhi non potevano fare a meno di esternare tutto lo stupore che la bocca non era stata capace di esprimere. Lo aveva baciato? Lo aveva davvero baciato?! Lei non gli concesse altro tempo per riflettere sull'accaduto e, da bimba dispettosa qual’era, prese a schizzarlo con entrambe le mani a più non posso mentre si allontanava.
“Ora prendimi se ce la fai, ma ti avverto, sarà ancora più difficile che con la tua bici!”
Sbigottito la vide toccare la riva con poche vigorose bracciate. Tonia appena fuori dall'acqua si piegò per strizzare i capelli e subito corse verso il luogo dove aveva lasciato i vestiti.
“Sooono queesti che vuuoiii? Ora però mii doovrai dare un baacio anche a mee se li vuoii.”
“Aaahh!”
Un grido secco scaturì dalle labbra senza che potesse trattenerlo, allarmando immediatamente Max che nuotava placidamente avvicinandosi alla piccola striscia di spiaggia ancora avvolto nell’idillio di quel bacio inaspettato.
“Oddio, Terzo! Mi hai fatto morire di paura... Ma che vuoi?!”
“Nooo… non… non devi gridaaree... anchee a Terzoo piacee avere un baacioo, come a Maaax.”
Terzo era più preoccupato di lei da quella reazione. Allungò le braccia per restituirle prontamente i vestiti ma, mentre lui avanzava cercando di avvicinarla, lei indietreggiava per tenerlo lontano facendosi scudo con le mani protese in avanti.
- Perché faceva così? Perché si agitava tanto scuotendo la testa e mostrava paura nei suoi confronti? Il viso della ragazzina era diventato color del latte. Eppure il gesto era gentile, pensò, e lei avrebbe dovuto capire che Terzo scherzava. Ora forse avrebbe smesso di comportarsi così e sarebbe stata brava con lui. Forse gli avrebbe pure sorriso riprendendo i vestiti. Qualcosa però non andava, perché nei suoi occhi c'era il terrore come quando lui aveva paura degli insetti che gli volavano intorno. -
Nell'arretrare, Tonia fece un passo maldestro che la portò ad inciampare su una pietra. Terzo provò ad afferrarla senza riuscirci ma l'esile polso della ragazzina, ancora umido, gli sgusciò via dalla mano e il corpo ricadde all’indietro.
- L’urlo che si levò somigliava a quelli che sentiva quando i suoi genitori guardavano film di assassini alla televisione. Era nei guai, anche se non aveva capito com’era accaduto. Ora forse si era fatta male davvero e doveva essere colpa sua. -
In un attimo le fu sopra per cercare di aiutarla, ma Tonia sentendosi aggredita si divincolò colpendo e scalciando in modo isterico senza mai smettere di urlare. Tutto quello strepitare inconsulto gli stava facendo un sacco male alle orecchie e il rumore gli trasmetteva angoscia confondendogli il cervello. Doveva farlo cessare. Tentò di coprirle la bocca con le sue mani ossute rischiando quasi di soffocarla e sentendola rantolare decise che avrebbe dovuto sollevarla per farla stare meglio, ma nel goffo tentativo di attaccarsi a qualcosa per tirarla su le strappò la parte superiore del bikini lasciandole entrambi i seni scoperti. Restò a bocca aperta. Quella carnosa e tondeggiante nudità era la cosa più bella che avesse mai visto. Solo in quelle riviste vietate che ogni tanto gli capitava di sbirciare in edicola aveva scorto dei corpi femminili nudi, ma trovarsi quel seno tornito a pochi centimetri dalle sue mani non era come vederlo sulla carta. I denti giallastri colorarono il suo sorriso. Per un attimo smise di gesticolare. Prima ancora che Tonia, più sorpresa di lui, riuscisse a reagire coprendosi, allungò la mano lambendole il capezzolo e si sentì pervaso da un calore inspiegabile. Capì che tutto il suo corpo era attratto irresistibilmente da quell’incanto e non sarebbe bastato contemplarlo per spegnere la fiamma. A quel punto, però, avvertì un colpo e il dolore terribile che si diffuse a tutta la testa lo costrinse a inginocchiarsi. Portò le mani sulla tempia e vide il liquido rosso. In un primo momento non comprese quanto stava accadendo, la fitta era così forte che non riusciva a ragionare, poi la vista si offuscò e le immagini si tinsero di scarlatto come il fiotto di sangue che colava copioso. Stordito, si accasciò sul terreno lasciandosi andare mentre una nutrita pioggia di goccioline lo bersagliava dall'alto. Alzò la testa e nonostante la vista appannata distinse la figura grondante di Max, il suo amico Max, che lo fissava terrorizzato. Il braccio destro ancora alzato e tremante. La mano con la quale aveva inferto il colpo era rimasta minacciosamente puntata contro di lui e stringeva con forza qualcosa che spuntava tra i tendini sottili delle dita sbiancate.
“Peeerché... Peerché?”
Riuscì solo a urlare ostinatamente, singhiozzando. Attonito, un dito dopo l'altro Max allentò la presa finché il pugno si aprì lasciando cadere la pietra. Terzo, come avesse visto il diavolo, si trascinò impaurito lontano da lui per qualche metro bagnando il terreno con un piccolo arabesco di sangue, poi, anche se la testa gli girava e sentiva i conati di vomito salire dallo stomaco, radunò tutte le forze che gli restavano, si rialzò barcollante e corse fra gli alberi per fuggire via da quell’insopportabile dolore.
“No, aspetta! Terzo, scusami! Ti prego... Non volevo... Non volevo farti del male...”
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A tutti buona lettura!!
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