Femminicidio: l'ombra che abita le case

 

Ombre urbane: il lato oscuro della città




Questo post è un invito a riflettere sul lato oscuro della società e della psiche. Per una volta consentitemi di utilizzare il blog, non soltanto per approfondire generi letterari o darvi materia di svago, ma anche per sensibilizzare su argomenti che arrivano direttamente dalla cronaca. In fondo, il vantaggio di scrivere è diffondere il pensiero, la speranza di seminare qualcosa di positivo che porti alla conoscenza e quindi al cambiamento. 

Il cuore oscuro del noir

Il noir è nato come lente deformante che mostra il mondo senza illusioni. L'espediente narrativo perfetto per raccontare il male quotidiano che ci affligge. Non è solo la cronaca di un delitto, né la semplice caccia a un colpevole. È la rappresentazione di una società dove la verità è sempre parziale, la giustizia mai definitiva, e i personaggi si muovono come pedine consapevoli di un destino già scritto. Non c’è redenzione. Uomini e donne si muovono in città soffocanti, tra fumo di sigarette e lampioni che proiettano ombre più lunghe delle loro vite. È il racconto del disincanto, della fragilità umana che si piega sotto il peso delle scelte sbagliate e delle circostanze inevitabili. Dal detective disilluso di Chandler al killer silenzioso di Melville, dal volto segnato di Robert Mitchum in Out of the Past alle atmosfere claustrofobiche di Taxi Driver, il noir ci costringe a guardare dentro l’abisso. Non per compiacerci del male, ma per riconoscere che l’ombra è parte integrante della nostra esistenza. 

 Autori italiani: il noir come denuncia

Giorgio Scerbanenco, padre del noir italiano, ha raccontato una Milano che non era solo sfondo urbano, ma teatro di solitudini e brutalità. Nei suoi romanzi, la violenza non è mai spettacolo: è un grido che denuncia la fragilità delle vite comuni, travolte da passioni e miserie. Più recentemente, autori come Massimo Carlotto hanno spinto il noir verso la cronaca nera, intrecciando storie di criminalità organizzata, traffici internazionali e corruzione politica. In queste pagine, il noir diventa un atto di resistenza: non consola, ma costringe a guardare in faccia il marcio che si annida nella società.


📺 Dal telegiornale al noir quotidiano

Basta accendere un televisore e gli spunti non mancano: femminicidi, violenze sui minori, racket della droga e della prostituzione, delitti familiari che si consumano tra le mura di appartamenti anonimi. Tragedie che, purtroppo, conosco assai bene, sia per il lavoro svolto nelle aule di tribunale per molti anni, che per averle fatte vivere all'interno delle mie storie. La cronaca è proprio quella zona torbida dove il noir trova la sua linfa vitale, dove il dolore quotidiano viene trasformato in materia narrativa e filosofica. 


Volti sorridenti trasformati in vittime 

Giulia Cecchettin... Cinzia Pinna... Sara Campanella... Giulia Tramontano... Martina Carbonaro... nomi che diventano simboli di un fenomeno strutturale. Non sono eccezioni, ma tasselli di un mosaico di dolore che racconta la fragilità dei rapporti umani e la persistenza di un modello patriarcale. Il femminicidio non è un delitto passionale, né un incidente isolato. È il volto più estremo della violenza di genere, una tragedia che si consuma spesso tra le mura domestiche, là dove la vita dovrebbe essere protetta. La casa diventa teatro di sopraffazione, e la cronaca ci restituisce ogni giorno storie di donne uccise da mariti, compagni, ex fidanzati incapaci di accettare la libertà femminile. In questi gesti estremi ritroviamo il fallimento di una cultura che non riconosce pienamente la libertà femminile, il segno di un potere che si esercita sul corpo e sulla vita delle donne, fino a cancellarle. Il noir, come filosofia dell’ombra, ci ricorda che il male non è eccezione ma parte integrante della realtà. Ogni femminicidio è un frammento di questo male, un atto che non riguarda solo la vittima e il carnefice, ma l’intera comunità che assiste, spesso impotente. La cronaca nera diventa specchio di un mondo dove la giustizia è tardiva e la verità sempre parziale.



I numeri della tragedia

  • Secondo il Rapporto Eures 2025, le vittime sono 85 in meno di dieci mesi.

  • La distribuzione geografica mostra una prevalenza al Nord (48,2%), seguito da Sud (29,4%) e Centro (22,4%).

  • A livello globale, l’ONU stima che nel 2024 50mila donne siano state uccise da partner o familiari, una ogni 10 minuti.

Le radici culturali e filosofiche

Il termine femicide fu introdotto negli anni ’70 da Diana Russell e Jill Radford, sottolineando come questi omicidi non siano semplici crimini individuali, ma atti radicati nella misoginia e nella subordinazione sistemica delle donne. L’antropologa messicana Marcela Lagarde ha poi ampliato il concetto di feminicidio, legandolo alle strutture patriarcali e alle pratiche culturali che perpetuano la violenza.

Il femminicidio, dunque, non è solo un fatto di cronaca: è un tema filosofico e politico, che interroga la società sul valore della vita femminile e sulla persistenza di rapporti di potere squilibrati.



La casa come luogo insicuro

Un dato inquietante: per molte donne la casa resta il luogo più pericoloso.

  • La maggioranza dei femminicidi avviene in contesti familiari o di relazione affettiva.

  • Spesso il movente è il possesso, l’incapacità di accettare una separazione o la volontà di annientare l’autonomia della donna.

Risposte istituzionali

  • Nel 2025 il Viminale ha intensificato gli ammonimenti per stalking e violenza domestica, oltre 7.500 nei primi otto mesi, con un aumento del 70% rispetto al 2024.

  • Tuttavia, la prevenzione resta insufficiente: molte donne denunciano senza ricevere protezione adeguata.


Se sono riuscito a farvi riflettere sull'argomento anche solo per pochi secondi, questo post ha ottenuto ciò che mi ero prefissato. Parlarne significa non solo ricordare le vittime, ma interrogarsi su come trasformare la cultura, le istituzioni e la quotidianità per spezzare un ciclo che continua a mietere vite. 

In chiusura, vi anticipo che nel prossimo appuntamento torneremo allo svago con un post dedicato al thriller e al giallo in tema natalizio. 

Il periodo lo richiede! 


“Ogni parola è un passo. Grazie per aver camminato con me tra queste righe.  

  Ma le storie non finiscono, cambiano voce e interpreti e aspettano solo di essere ascoltate.”


Massimiliano Serino




2 commenti:

  1. Complimenti per aver trattato in modo analitico e garbato un argomento così delicato e molto sentito che mi sta a cuore.

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  2. Credo sia un argomento che sta a cuore a tanti. Non si tratta di urlare con rabbia quando si verifica una tragedia, ma di elevare un coro di voci unanime e costante che possa fare cultura e trasmettere consapevolezza: la donna non è un oggetto, appartiene solo a se stessa.

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