Favole inquiete - Booktrailer

FAVOLE INQUIETE 

Racconti oltre



 Esce oggi, in contemporanea con il libro, il video promozionale dell'antologia "Favole inquiete" edita da Rupe Mutevole. In poco più di sei minuti si è cercato di riprodurre una delle scene più thriller tratte dal racconto Memento mori e quello che vedrete di seguito è il risultato finale del lavoro messo in opera dalla squadra della BTV PRODUZIONI con la prestazione dell'attrice Chiara Serino e la mia modesta supervisione al progetto. Come vi ho comunicato nei post precedenti tanti sono stati i problemi che si sono presentati per ottenere questo girato ma non starò qui ad elencarli nuovamente, il prodotto finale è suscettibile di commenti, critiche o apprezzamenti da parte vostra. Come fece dire al suo Dorian Gray  il grande Oscar Wilde: “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli.” E noi ci abbiamo messo tutto il nostro impegno per offrirvi questa possibilità.





Il brano postato è relativo ai concitati momenti che vedono Zoe nascondersi nel solaio dopo il ritrovamento nell'appartamento del cadavere del suo sfruttatore, "Nerofumo"; leggendolo potrete vivere insieme a lei gli attimi drammatici e la paura che l'accompagna verso il sorprendente epilogo del racconto. 

Tratto da Memento Mori

Zoe, intanto, con il cuore a mille era salita fino all’ultima rampa di scale che portava al solaio. Non avendo chiavi per accedere si era addossata alla porta, perché nel giro di poco dall’arrivo delle gazzelle i piani avevano iniziato ad animarsi riversando numerose persone attirate dal tanto clamore. Doveva attendere sperando nessuno salisse, non aveva altra possibilità per riguadagnare l’uscita e la via di casa. Ripensando a quanto le stava accadendo rimpiangeva addirittura una delle sue nottate tipo nelle quali si trovava a fare avanti e indietro per ore sul marciapiede con la sigaretta accesa in attesa del prossimo cliente che l’avrebbe caricata.  

All’improvviso la plafoniera che illuminava l’andito condominiale si mise a pulsare come un cuore malato e, dopo una serie di scariche in fibrillazione costante, morì lasciando nell’oscurità la ragazza. Dapprima accolse quasi con gioia l’evento che l’avrebbe tenuta al riparo da occhi indiscreti, anche se il tempismo l’era parso inquietante, poi dovette ricredersi. Avvertiva qualcosa di anomalo. Sulla parete di fronte il tenue riverbero che saliva dal piano di sotto poneva in evidenza una piccola crepa, ma al suo interno c’era un preoccupante movimento. Preso il cellulare dalla borsetta, accese la torcia puntandola decisa verso il buco e per tutta risposta un violaceo balenio sferzò sulla corazza lucida di un nugolo di grossi scarafaggi che iniziarono a fuoriuscirne cercando riparo dalla luce.

A stento riuscì a trattenere un grido: «Cazzo, no! È la cosa che mi fa più schifo al mondo!» 

Inorridita, indietreggiò contro la porta del solaio mentre al suo cospetto si riversava un pozzetto brulicante di blatte che le sbarravano il passo; anche qualora avesse voluto provare a scendere di un piano, ormai non avrebbe più trovato il coraggio di attraversare la barriera ripugnante che si frapponeva fra lei e la scala. Presa dal panico si aggrappò con forza alla maniglia e la porta si aprì. Probabilmente l’ultimo condomino a salire in solaio aveva scordato di dare una mandata con la chiave. 

Richiuse la porta dietro di sé nella speranza che i ripugnanti insetti non trovassero il modo di seguirla anche là dentro e, a tentoni, cercò di premere l’interruttore senza risultato. Mancava luce su tutto il piano, si disse, e lei si trovava incastrata in una situazione sempre più paradossale: il rischio di un’accusa per omicidio e prigioniera al buio in un solaio, assediata dall’insetto che più di ogni altro la terrorizzava. La serata perfetta.

Ancora una volta mise mano al cellulare e l’angusto corridoio riverberò in maniera spettrale palesando una fila interminabile di porte, tutte chiuse tranne una, l’ultima. Lungo tutto il percorso erano presenti scatolette nere di repellente per topi o forse proprio per scarafaggi, ma così fosse non stavano certo funzionando a dovere. Odore stantio di muffa, di chiuso, di polverosi ricordi dimenticati dal tempo. Mentre si chiedeva per quanto ancora avrebbe dovuto rimanere costretta in quell’ambiente da film dell’orrore, le parve di udire una voce pronunciare il suo nome.

«Zooeeeehh…»

Un sospiro gelido che attraversò lo squallido budello fino a raggiungerla. 

Avvertì un brivido. Era di sicuro la paura, la tensione di quanto aveva visto nell’appartamento di sotto e la particolare situazione nella quale si era venuta a trovare. Eppure… 

Tutto appariva fuori controllo ma non stava sognando, qualcuno l’aveva davvero chiamata e la voce pareva provenire dall’unico posto dove non si sarebbe mai avventurata. 

Doveva farsi forza perché c’era qualcosa dentro di lei che la spingeva in quella direzione. 

Avanzò a piccoli passi con una brutta sensazione che le girava per la testa. Davanti alla porta aperta si fermò titubante e rischiarò l’interno dello stanzino facendo volteggiare il cono luminoso tra il pulviscolo stantio che galleggiava nell’aria. Erano presenti oggetti di tutte le fogge, forse era una sorta di ambiente comune dove tutti portavano manufatti in disuso mettendoli a disposizione degli altri. 

Ruotando a destra la torcia, una figura inquietante le si parò davanti.

«Ahhhhhh!!»

L’istinto le urlava di voltarsi e correre via ma fece soltanto un gran balzo indietro, accorgendosi immediatamente che si trattava di un manichino. Un vecchio manichino sartoriale con la testa ancora ricoperta dei grossi spilli utilizzati e un cappello da donna a tesa larga calzato di trequarti.

«Scema! Sei solo una stupida che vede mostri ovunque.» Si rimproverò.

Ma appena ebbe terminato la frase trasalì.

«Zoe!» 

Questa volta non si era sbagliata. Il suo nome era stato scandito in modo perentorio e la voce era giunta distintamente dalla sua sinistra. 

«Chi c’è?! Chi sei?!»

Nuovamente dovette farsi coraggio cercando di individuare il punto esatto dal quale proveniva. 

Quadri, mobiletti logori, un baule, un’antica bambola… Ritornò indietro col cellulare e la illuminò ancora. La bambola dalla testa di porcellana e gli occhi vitrei sembrava osservarla. Era ricoperta da una veste di fine Ottocento con pizzi, merletti e una cuffia finemente ricamata. Faceva decisamente impressione in quel contesto. Provò a convincersi che non c’entrasse nulla spostando la luce oltre l’oggetto.

«Zoe!»

Era la bambola!

«Cristo Santo! Cosa sei?!»

La bambola continuò a fissarla, le sue labbra restarono rigide ma udì il suo richiamo.

«Ricorda… Zoe… Ricorda…


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Vi ricordo che Memento Mori è soltanto uno dei venti racconti che compongono l'antologia, all'interno della quale potrete trovare gialli, noir, mistery, thriller con venature horror e paranormale, tutti definiti da solidi contesti storici, intrecci particolari e il più delle volte chiusi con finali sorprendenti e da brivido.

Ancora una volta auguro a tutti i creatori di sogni un buon viaggio accompagnati dalle mie Favole inquiete

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