Il mestiere dello scrittore


Dietro le quinte di un libro: il mestiere dello scrittore




Cosa significa davvero al giorno d'oggi essere uno scrittore? Con questa domanda vorrei condividere la mia esperienza personale facendovi partecipi del percorso fatto fin qui, sfatando innanzitutto il mito dello scrittore che siede alla scrivania sempre ispirato e con le idee chiare, raccontando il processo che segue tutta la gestazione del libro e svelandovi infine qualche segreto che possa tornare utile a chi nutre l'aspirazione di comunicare attraverso la scrittura. 

Iniziamo subito col sottolineare tre aspetti fondamentali della professione: 

Disciplina e costanza: la scrittura è un mestiere che richiede regolarità e dedizione, anche quando l'ispirazione latita.

Revisione e riscrittura: fondamentale e a volte molto più lungo della fase di scrittura iniziale.

Ricerca: lunga e meticolosa per dare credibilità alla storia.

Poi ci sono altri tre aspetti, più pratici e meno "glamour",  altrettanto fondamentali del mestiere:

Il confronto con gli editori: impegnativo, dalla selezione della casa editrice che potrebbe essere interessata al genere da noi scelto, fino all'invio del manoscritto; il tutto condito di lunghe attese e di rifiuti che bisogna mettere in conto.

La promozione: perché al giorno d'oggi lo scrittore deve anche essere un po' un imprenditore di se stesso, promuovere i propri libri sia online che fisicamente. Esattamente come mi vedete fare su questo blog.

Il rapporto con i lettori: gestire il contatto diretto con chi legge i tuoi libri è indispensabile per stabilire un rapporto di fidelizzazione e creare il canale comunicativo per condividere il prodotto. Parlare di come nasce il romanzo, delle sfide affrontate, di come bypassare il blocco dello scrittore, di come si è giunti alla costruzione di personaggi complessi, sono tutte chicche che avvicinano autore e lettore abbattendo le distanze. 


Dall'idea al libro: la scintilla che crea

È una notizia di cronaca? Un sogno? Una conversazione ascoltata per caso? Un film che ha appassionato o un altro libro che si è appena finito di leggere? Personalmente la scintilla che innesca il processo creativo è un mix di tutto ciò, anzi, come già accennato in altro post, a volte basta anche un semplice termine, una parola desueta o particolare per scatenare l'onda della fantasia e lasciarsi travolgere. Quando il miracolo accade la prima cosa è annotarsi subito le idee, in un taccuino, sul telefono, dietro un biglietto del treno piuttosto che su un volantino pubblicitario... ovunque, basta fissare l'attimo perché spesso è davvero "fuggente"! Dalla scintilla punto di partenza alla costruzione della trama vera e propria è il passo successivo da affrontare. E qui il primo strumento operativo è l'utilizzo della celebre scaletta che deve raccontare in modo dettagliato cosa accade nella storia capitolo dopo capitolo. Quindi si entra ancora di più nel particolare con i personaggi, dando loro un passato, motivazioni, qualità e difetti, il tutto  tenendo presente l'ambientazione che li ospita; e anche qui la ricerca diventa essenziale sviluppando il contesto storico e ricreando i luoghi dove si svolgono le vicende. Solo a questo punto si può iniziare la stesura della prima bozza, con l'obiettivo primario di mettere la storia su carta e vederla sviluppata senza cercare la perfezione stilistica, ma lasciando che impeto e sacro fuoco della letteratura scorrano allo stato brado per condurre in prossimità del risultato sperato. Con la revisione ci si addentra nella parte più importante, spesso il lavoro vero incomincia proprio qui correggendo e rivisitando il testo, rileggendolo ad alta voce una quantità industriale di volte finché ogni assonanza convince, limando dove possibile più che aggiungendo, verificando coerenza, punti deboli della trama, buchi di logica o problemi di ritmo nella narrazione. In questa fase risulta fondamentale l'appoggio di una figura come l'editor con il quale confrontarsi, sempre bene sia un esterno che ne ha le capacità a verificare che l'abito confezionato abbia davvero le misure giuste per poi essere indossato.

 

Il mestiere dello scrittore è solo ispirazione e talento?

L'idea romantica dello scrittore che aspetta l'ispirazione divina o il contatto sensoriale con la sua musa deve essere archiviata se si vuole giungere a qualcosa di più del semplice racconto amatoriale da far leggere ad amici e parenti. L'ispirazione può accendere una scintilla, è vero, ma non è il fuoco che fa ardere tutto. La vera differenza tra uno scrittore dilettante e uno professionista sta soprattutto nella disciplina. La routine che ti pone ancorato alla scrivania di fronte al PC va vissuta come impegno quotidiano, un vero e proprio lavoro, e anche quando l'ispirazione è carente la costanza deve fare da vela almeno per spingere la nave fuori dal porto, poi, con i venti giusti che prima o dopo si alzano si può intraprendere la rotta che conduce alla scoperta di nuove terre, magari inesplorate ma ricche di opportunità.

Naturalmente, il talento conta e non deve mancare. Ma non è un dono che si riceve e basta, è un muscolo che va allenato. E per poterlo affinare scrivere non basta, bisogna leggere tanto, confrontarsi con autori e nuovi stili, imparare tecniche narrative e comprendere cosa funziona e cosa no. Pratica ed esperienza come elementi indispensabili per elevare il livello di scrittura. 

In sintesi:

Ispirazione come punto di partenza.

Talento come base da cui partire.

Disciplina, costanza e duro lavoro come veri motori del mestiere.


Essere scrittore:  professione o vocazione?

Come la chiamata celeste per un sacerdote? Non proprio, ma tutto nasce dalla passione maturata fin dalla giovane età. In questo trafiletto voglio sviscerarvi soprattutto la mia esperienza personale perché una certa vocazione nell'inventare storie l'ho da sempre innata, anche se poi si è concretizzata soltanto in tarda età in maniera da renderla una professione. L'urgenza creativa, quell'esigenza interiore che spinge a mettere parole su carta e dare vita ai personaggi creando mondi fa parte del mio essere fin dai banchi di scuola, si è accentuata nell'adolescenza con qualche timido tentativo di buttare giù un mio primo romanzo, ma si è arenata proprio per la mancanza di esperienza e perché la vita ti conduce verso esperienze lavorative più pratiche che circoscrivono la passione letteraria a semplice hobby. Poi, improvvisamente, con la nascita di mia figlia qualcosa si è risvegliato, qualcosa di sopito ma che dentro evidentemente era rimasto integro e vitale. Così inizio con il raccontarle storie totalmente inventate, storie per bambini naturalmente, ma aggiungendoci ogni volta quel particolare in più, migliorandone la descrizione, dando il là a personaggi credibili e ricchi di fascino per quanto piccoli animali o addirittura insetti umanizzati. E visto il buon esito ottenuto con lei riprendo in mano carta e penna, perché il bisogno di sentirne il contatto e il profumo rimane una necessità che il freddo PC non trasmette, quindi ritorno a scrivere i miei vecchi progetti. A questo punto mi rendo conto che per trasformare il sogno in realtà serve un lavoro duro e costante, e attraverso vicende personali anche dolorose come la perdita di mia moglie, utilizzo la ritrovata vena dapprima come valvola di sfogo, poi mettendomi in gioco e affrontando numerosi concorsi letterari per testare il livello raggiunto. Questo fase, che è tutt'ora in corso, è servita a costruirmi una biografia, a pormi scadenze continue, ad accettare critiche o gioire per le vittorie, a sfidare il mio limite per poterlo superare. All'atto pratico posso dire di essere un artigiano che sta tentando di costruirsi il "mestiere" e ha imparato a lavorare per trasformare un'idea in un prodotto finito, cioè un libro.

In sintesi: professione e vocazione sono due facce della stessa medaglia, si tratta soltanto di trovare un equilibrio tra le due.

La vocazione dà la motivazione per iniziare e non arrenderti.

La professione conferisce gli strumenti e la disciplina per portare a termine il tuo lavoro.


Il dietro le quinte: 

vita segreta di uno scrittore di thriller

Leggete le prossime righe e vi svelerò cosa si nasconde dietro le pagine dei miei libri. Per prima cosa la location lavorativa: una piccola scrivania bianca con un PC vecchio modello al quale sono affezionato. È in questo spazio ristretto che trascorro la maggior parte del tempo, circondato da post-it colorati con titoli, idee e qualunque informazione mi sia utile tenere sott'occhio; alcune piante che mi fanno compagnia, fra le quali non deve mancare un vasetto di rosmarino che aiuta col suo profumo la concentrazione, e in ultimo corroborato da frequenti tazze di matcha o the particolari per tenere stimolata la mente. Rivelato il luogo ecco i rituali: angolo silenzioso (solo raramente musica di sottofondo rigorosamente a tema libro) e bene illuminato e la notte come regina creativa, il momento in cui di solito il cervello si spegne per il riposo, il mio inizia a creare. La giornata tipo quando sono libero da altri impegni lavorativi? Abbondante colazione condita da qualche lettura, anche fumetti che adoro e trovo utile fonte d'ispirazione, poi full immersion per la prima parte dedicata a promozione, social e cura del blog autore, quindi una ripassata veloce ai concorsi letterari in arrivo, idee o prosecuzioni per i racconti da inviare. Niente pranzo si arriva direttamente alla cena perché con l'approssimarsi delle tenebre si va sul bersaglio grosso riprendendo la scrittura del romanzo in corso. Una routine più o meno consolidata della quale fa parte naturalmente anche la ricerca della quale accennavo prima, un lavoro certosino e quasi da detective per scovare e assimilare quante più informazioni possibili che possano rendere credibile il libro. E trattandosi principalmente di thriller e gialli ecco su quali documentazioni mi concentro maggiormente:

Procedure di indagine.

Armi in genere a seconda del periodo.

Termini tecnici usati dalla polizia.

Psicologia criminale.

Luoghi descritti.

Momento storico.

Altre rivelazioni? Il tanto temuto blocco dello scrittore l'ho per ora vissuto solo in minima parte e per superare quei rari momenti di mancanza creativa ho utilizzato principalmente due metodi: rileggere le scene scritte recitandole mentalmente con tono cinematografico, cercando quanto più possibile l'immedesimazione; o in situazione peggiore, di verificata impossibilità concreta nel produrre qualcosa di decente, scrivere pochissimo, anche solo due righe per poi staccare con la testa dai fatti narrati un'intera giornata. E quindi riprovare a collegarmi. Solitamente uno dei due metodi funziona, almeno per me. Come promuovo i miei libri? Qui uso gli strumenti che più o meno tutti conoscete: dalle classiche presentazioni in libreria, all'utilizzo dei social media come Instagram, Facebook, Youtube e i canali dedicati ai libri come Goodreads, oltre al blog autore. Le fasi di marketing che forse una volta erano la parte meno creativa del lavoro di scrittore offrono ora grandi possibilità, per cui è giusto dare spazio provando a farsi conoscere. Un'altra curiosità riguarda la parte inerente la scelta della copertina, fino a questo momento sono riuscito a produrre quello che avevo in testa grazie ad un passato di studi artistici, alla piccola squadra che mi assiste con mia figlia alle spalle e alla disponibilità della Casa Editrice che mi ha permesso di lavorarci sopra. Un ultimo consiglio lo vorrei spendere per tutti coloro che avessero in animo di affrontare il percorso di autori: costruite la vostra voce, trovate il vostro stile, se all'inizio va bene ispirarsi come idee e tecniche ai grandi della letteratura internazionale bisogna poi abbandonare quella zona confort raggiunta e intraprendere un'altra strada, che non è detto sia superiore qualitativamente ma di certo ha la vostra impronta. 

Chiudo ancora con una domanda, se qualcuno ha voglia di esprimere e condividere la propria esperienza:

 "Quali sono le vostre maggiori sfide nel mestiere di scrivere?"


Buon proseguimento vacanze per chi vi è immerso e per tutti gli altri che sono a lavoro auguro di trovare qualche pausa relax leggendo un buon libro. Alla prossima.

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