Capodanno...
la soglia oscura tra tempo e paura
Il Capodanno è la festa della soglia: un momento sospeso, dove il tempo muore e rinasce. La mezzanotte del 31 dicembre è un passaggio di calendario, ma anche un rito collettivo che porta con sé la vertigine dell’ignoto. È l’istante in cui il vecchio anno si spegne e il nuovo si accende, tra fuochi, brindisi e promesse. Un terreno fertile per il thriller e il noir, che amano le zone liminali, i confini, le metamorfosi.
Cinema e letteratura: la notte di San Silvestro come palcoscenico del mistero
Molti autori e registi hanno scelto il Capodanno come cornice narrativa, sfruttando il contrasto tra euforia e inquietudine. Vediamo subito qualche esempio:
- New Year’s Evil (1980) – Horror slasher in cui una conduttrice televisiva riceve telefonate minacciose durante il suo speciale di Capodanno. Ogni volta che scocca la mezzanotte in un diverso fuso orario, un nuovo omicidio viene compiuto. Il film sfrutta la tensione della festa per trasformarla in rituale di morte
- Money Train (1995) – Thriller poliziesco con climax ambientato nella notte di San Silvestro.
Strange Days di Kathryn Bigelow (1995) si svolge nella notte del 31 dicembre 1999: un futuro distopico in cui tecnologia e paranoia si intrecciano. La festa diventa un rituale di massa, ma dietro la musica e i fuochi si nasconde la violenza. Psicologicamente, il film mostra come il Capodanno amplifichi la paura del cambiamento e la fragilità delle identità.
Dead End (2003) – Road horror ambientato la notte di Natale e Capodanno: una famiglia in viaggio si perde in una strada senza uscita, incontrando presenze spettrali
The Children (2008) – Ambientato durante le vacanze di fine anno: un gruppo di bambini, colpiti da un misterioso virus, si trasforma in assassini. La cornice festiva diventa inquietante
The Eve (2015) racconta di un gruppo di amici che si ritrova per festeggiare su un’isola, ma la notte si trasforma in incubo. Qui il Capodanno diventa metafora di isolamento e di tensioni latenti che esplodono.
Anche in letteratura il veglione di Capodanno è teatro perfetto per delitti mondani: nei racconti gialli classici la folla maschera l’assassino, e la festa diventa un gioco di apparenze. La psicologia dei personaggi è segnata dal contrasto tra la maschera sociale e l’angoscia interiore. Libri come Murder at Midnight (Cecil Street, alias John Rhode) – Giallo classico inglese in cui la mezzanotte di Capodanno diventa il momento chiave di un omicidio. – oppure The Dead of Winter (Jessica Beck) – Thriller ambientato durante le feste di fine anno, con un omicidio che sconvolge la notte di Capodanno. – hanno scelto proprio la notte di S. Silvestro per mettere in scena mistero e delitto.
Il Capodanno, con la sua promessa di rinnovamento, diventa così un contrasto ironico: mentre tutti celebrano la vita, la narrativa oscura mette in scena la morte.
Folklore e superstizione:
rituali apotropaici in chiave oscura
Il fuoco esplode nel cielo, i botti squarciano il silenzio. Tutti ridono, brindano, si baciano. Ma dietro l’euforia collettiva, la notte di Capodanno è un teatro di paure antiche. Ogni gesto, ogni superstizione, è un tentativo disperato di esorcizzare l’ignoto.
In Italia, le lenticchie bollono nelle pentole: piccole monete che promettono prosperità. Ma chi le mastica con ossessione sa che non sono cibo, bensì talismani contro la miseria. La biancheria rossa, indossata sotto gli abiti eleganti, non è frivolezza: è un’armatura invisibile contro la sfortuna. E quando gli oggetti vengono gettati dalle finestre, non è solo tradizione: è un sacrificio, un modo per liberarsi dal passato, anche se quel passato non vuole morire.
Il Capodanno è una soglia, dicevamo, è il momento in cui il vecchio anno muore e il nuovo nasce, ma nessuno sa cosa porterà. È un confine fragile, dove la speranza si mescola alla paura. Ogni rito è un esorcismo, ogni brindisi un requiem.
E mentre i calici si sollevano, mentre il rumore dei botti copre il silenzio, qualcuno resta immobile, nell’ombra. Sa che la festa è solo una maschera. Sa che dietro il fuoco e il vino, dietro le risate e i baci, si nasconde la verità più oscura: il tempo non si può fermare, e ogni rinascita porta con sé la morte di ciò che è stato.
Analisi simbolica
Fuoco e botti: nati per scacciare gli spiriti maligni, diventano nel thriller simboli di caos e distruzione. Psicologicamente, il rumore serve a mascherare l’angoscia del silenzio e della morte.
Cibi rituali: nutrimento che diventa talismano, trasformando il gesto quotidiano in magia o per esorcizzare la miseria.
- Il brindisi: gesto di speranza, ma anche di negazione della paura. In chiave horror, il calice sollevato diventa un requiem, un ultimo atto prima della tragedia.
- Morte e rinascita: il vecchio anno muore, il nuovo nasce. In chiave noir, questo ciclo diventa inquietante: ogni rinascita porta con sé il fantasma di ciò che è stato.
- Confine temporale: il Capodanno è percepito come soglia, momento di metamorfosi. Ogni rito serve a rendere meno minaccioso il salto nell’ignoto.
- Psicologia collettiva: la paura del futuro si traduce in rituali condivisi. Il gesto scaramantico diventa rassicurazione, ma anche ossessione. La festa amplifica ansie e solitudini. Chi è fragile percepisce il Capodanno come un giudizio: cosa ho fatto? cosa farò? La tensione tra speranza e paura diventa dramma interiore.
Il colore rosso o bianco: come protezione e purificazione.
🌍 Tradizioni internazionali
Spagna: mangiare 12 chicchi d’uva allo scoccare della mezzanotte, uno per ogni mese dell’anno, come augurio di prosperità.
Cina (Capodanno lunare): fuochi d’artificio e petardi servono a scacciare il demone Nian. Il rosso domina come colore apotropaico.
Filippine: si indossano abiti a pois e si mangiano frutti rotondi, simbolo di monete e prosperità.
Grecia: preparare la Vasilopita, una torta con una moneta nascosta. Chi la trova avrà fortuna.
Germania: si usa fondere il piombo (Bleigießen) e versarlo in acqua fredda. La forma solidificata viene interpretata come presagio per l’anno nuovo.
Danimarca: rompere piatti contro le porte di amici e parenti, gesto di buon augurio e di liberazione.
Giappone: i templi buddisti suonano 108 rintocchi di campana, che rappresentano i peccati da purificare.
Brasile: vestirsi di bianco e gettare fiori in mare come offerta a Yemanjá, dea delle acque.
Russia: si scrive un desiderio su un foglietto, lo si brucia e le ceneri vengono gettate in un bicchiere di champagne da bere allo scoccare della mezzanotte.
Scozia (Hogmanay): la tradizione del first footing, dove la prima persona che entra in casa dopo la mezzanotte porta doni simbolici (carbone, pane, whisky) per assicurare prosperità.
Questi gesti quotidiani, reinterpretati in chiave horror, rivelano la fragilità umana: dietro la festa si nasconde la paura del futuro.
Il Capodanno diventa così un palcoscenico di metamorfosi, dove la tensione narrativa si intreccia con il simbolismo universale del tempo.
Ed ora un brevissimo racconto noir per celebrare un capodanno all'insegna del noir.
Capodanno al Biltmore
Los Angeles, 31 dicembre 1930. Il Biltmore Hotel era un santuario di luci e jazz frenetico, lo champagne scorreva a fiumi. Un rifugio dorato dalla miseria della Grande Depressione. Lampadari scintillanti, fumo di sigarette, risate ubriache: la città sembrava dimenticare la fame e la corruzione. Ma sotto la superficie, la notte di Capodanno era un palcoscenico di vendette. Henry Doyle, ex poliziotto caduto in disgrazia, e Evelyn Carter, vedova di un imprenditore rovinato, avevano incrociato le loro vite mesi prima. Entrambi erano stati distrutti da Richard Mallory, magnate corrotto e spietato. Lui aveva comprato giudici e poliziotti, riducendo Henry a un relitto; lei aveva visto il marito suicidarsi dopo che Mallory gli aveva sottratto tutto. Un unico filo invisibile li legava: la rabbia.
Mallory, tronfio e sorridente, era l’ospite d’onore. Il suo smoking bianco brillava sotto le luci, mentre brindava con attricette di poca fama e gangster da quattro soldi. Evelyn lo fissava, una lama affilata nascosta nella borsetta. Henry lo osservava dall’altra parte della sala, la pistola con silenziatore pronta. Entrambi, inconsapevoli l'uno dell'altro, avevano deciso che quella notte sarebbe stata la sua ultima.
«Un brindisi più intimo?» Sussurrò, sfiorandogli il braccio. Mallory rise, ubriaco di potere e gin.
«Con piacere, mia cara.»
***
Anche per questo post è tutto.
Il brindisi di mezzanotte è l’ultimo atto di un dramma collettivo. I calici che si sollevano, le risate, i baci: tutto sembra celebrare la vita. Ma in chiave thriller/noir, come avete appena letto, un brindisi al futuro può facilmente trasformarsi in un requiem, l'apice della festa diventare tragedia. Anche Capodanno, dunque, così come avevamo visto per il Natale, è terreno fertile per la costruzione di trame da brivido rivelandosi una soglia fragile, un confine tra luce e tenebra.
Al prossimo articolo, dove vi proporrò spunti tratti da Asperger, racconto finalista al Trezzano Noir 2025.
“Ogni parola è un passo. Grazie per aver camminato con me tra queste righe.
Ma le storie non finiscono, cambiano voce e interpreti e aspettano solo di essere ascoltate.”




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