Ambienti che uccidono:
geografia del crimine e atmosfera da brivido!
Vediamo adesso di selezionare alcune di queste location dividendole per settori.
Città del terrore
In questo caso parliamo di vere metropoli, utilizzate soprattutto nel genere noir ma protagoniste anche in molti gialli a sfondo investigativo, dove l'ambiente urbano respira e pulsa di vita propria insieme alla trama.
Il noir di Los Angeles: con la sua immagine patinata, fatta di palme e cieli azzurri, autostrade infinite e locali notturni eleganti e fumosi, nasconde un mondo di cinismo, corruzione e crimini. L'atmosfera risulta al tempo stesso luminosa e noir. Detective disillusi come Philip Marlowe di Chandler si muovono alla perfezione fra le contraddizioni dei quartieri ricchi di Hollywood contrapposti ai vicoli bui, il glamour del cinema e la miseria morale che si nasconde dietro.
La New York di Edgar Allan Poe: Qui la paura non deriva tanto dall'isolamento, ma dall'opposto: l'anonimato e la folla. In una città così vasta, è facile che un crimine venga commesso e che il colpevole si perda tra la gente. In un contesto di questo genere è possibile per l'autore descrivere vittime intrappolate in un tessuto sociale complesso e alienante dove la paranoia urbana tende a diventare il vero nemico nell'ombra e dove il rumore e la carenza di comunicazione con il tuo vicino trasmettono un senso di oppressione.
La Londra di Arthur Conan Doyle: in questo luogo l'atmosfera non è solo un elemento visivo, ma un vero e proprio complice del crimine. La nebbia fitta, i vicoli tortuosi e i contrasti sociali sono il terreno fertile per il mistero. Il significato allegorico di questa bruma densa è proprio il celare segreti e incertezze nel cuore della città vittoriana. Nelle descrizioni dei personaggi di Conan Doyle si miscelano alla perfezione l'opulenza dei quartieri borghesi con la miseria e l'oscurità dei bassifondi mettendo in luce tutte le ipocrisie sociali dell'epoca.
La Tokyo di Murakami: più vicina ai nostri giorni nella metropoli del Sol Levante possiamo trovare un mondo iper-affollato dove paranoia e solitudine convivono fra anonimato, frenesia e modernità tecnologica trasformando tutto in un vero incubo. Situazione ottimale per l'ambientazione di un "thriller psicologico".
Luoghi isolati e paure ancestrali
Le case infestate: romanzi come Shining di King, dove l'Overlook Hotel non è un semplice sfondo, ma un'entità malvagia che corrompe i suoi occupanti, trovano il loro compendio ideale nell'ambiente chiuso che con lo scorrere della trama diviene vero e proprio antagonista. Edifici stregati o che celano presenze inquietanti, contribuiscono in maniera determinante allo sviluppo del classico "thriller claustrofobico" dove in genere si creano numerose occasioni per scene da brivido. Il terrore può annidarsi ovunque: angoli bui, stanze chiuse a chiave e infiniti corridoi silenziosi sono l'ideale per materializzare la paura.
Il giallo scandinavo: il Nordic Noir trasmette fin dalle prime pagine un'atmosfera tra il freddo e il buio; panorami ampi e silenziosi, clima rigido, isolamento sociale e paesaggi desolati, diventano elementi cruciali per trasmettere quel senso di angosciante vuoto, sfondo ad hoc per delitti efferati.
L'architettura del crimine
In ultimo andiamo ad esaminare quelle Location che potremmo definire particolari e che altrettanto impatto producono sulla narrazione.
La stanza chiusa: il delitto della camera chiusa è un classico senza tempo. Un crimine che avviene all'interno di un luogo all'apparenza chiuso e inaccessibile dall'esterno crea già di per sé un meccanismo di suspense potentissimo costringendo da subito il lettore a porsi mille interrogativi entrando quindi nel vivo del mistero.
Lo spazio confinato: analogo alla stanza chiusa come concetto ma con ambiente in movimento, si tratti dell'Orient Express, di un aereo o di una nave come in Assassinio sul Nilo di Agatha Christie, la situazione porta ad un'estrema tensione sociale e psicologica e l'impossibilità di scendere aumenta il senso di impotenza accentuando la venatura thriller. In questo contesto l'aspetto claustrofobico è prevalente e il microcosmo sociale che l'autore ha ordito contribuisce a fare in modo che le apparenze ingannano ed ogni personaggio porti dentro di sé un segreto da nascondere.
Quando il tribunale è l'ultima scena del crimine: i legal thriller, dei quali già abbiamo parlato in un post precedente, sviluppano la loro architettura del crimine non tanto sulle strade quanto nelle aula del tribunale. Il banco dei testimoni, la giuria, lo scanno del giudice, divengono un campo di battaglia psicologico e la "verità" è spesso manipolata da chi sa muoversi meglio in questo spazio.
La geografia interna: l'ultimo luogo del quale voglio parlarvi devia dal concetto fisico per calarsi direttamente in quello psicologico. Molti dei miei racconti hanno trovato nella mente del criminale la vera ambientazione dove gli eventi germogliano dando poi vita a finali drammatici. In questo caso, la "geografia" del male è rappresentata proprio da contorti labirinti e angoli bui che muovono i personaggi, si tratti di feroci assassini piuttosto che di vittime o testimoni "intrappolati" nella loro stessa mente, incapaci di ricordare o di elaborare un trauma. Libri come "American Psycho" di Bret Easton Ellis o "Shutter Island" di Dennis Lehane dimostrano che il vero fulcro della storia non è la ricerca dell'assassino, ma la discesa negli abissi della psiche umana, dove verità e follia si confondono.
Anche per questo post è tutto, fatemi sapere le vostre impressioni e se la strada che ho intrapreso nel blog, mixando i miei lavori con curiosità e approfondimenti sul genere, sia di vostro gradimento.
Alla prossima e come sempre fate buone letture.
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